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La Storia del Grande Oriente d'Italia

 

Introduzione alla storia

Chi si occupa di storia della massoneria non può non tenere conto di alcune caratteristiche pressoché costanti di un simile oggetto, che non lascia peraltro spazio a generalizzazioni assolute. Si corre infatti il rischio di immaginare quest’entità come un aggregato omogeneo e centralizzato, retto sin dal principio da coordinate ideologiche ben determinate e immutabili; il nucleo fondamentale di ciò che è massonico si riduce invece a essere un limitato complesso di simboli, di precetti tradizionali e di regole organizzative. Nel 1717, quattro logge londinesi si unirono dando vita a una Gran Loggia: fu il primo ente così denominato, il prototipo, ancor oggi ricordato col nome di «Gran Loggia Madre del Mondo». Il riferimento era simbolico: la loggia era la costruzione provvisoria in cui abitavano gli operai (scalpellini, muratori) che lavoravano a una costruzione (si supponeva in genere che si trattasse della costruzione di una chiesa); questa rappresentava inoltre la collettività degli operai, organizzata, diretta da un maestro, costituita dagli elementi già formati al loro compito (compagni) e dagli apprendisti. Le regole tradizionali prescrivevano che gli individui ammessi a far parte della loggia prestassero un giuramento che li obbligava a osservare le regole della corporazione (Arte) e a mantenere il segreto sulle conoscenze tecniche (segreti del mestiere); che gli esperti insegnassero il mestiere agli inesperti, e che questi obbedissero ai primi; infine, che tutti si prestassero reciprocamente aiuto. Su questa struttura e sul nucleo simbolico da essa costituito si innestò, nel corso del Seicento, o ancor prima - la ricerca è tuttora attiva, dopo essersi estesa dall’Inghilterra ai Paesi Bassi e alla Scozia -, il fenomeno dell’accettazione, e cioè dell’ammissione alle logge di non professionisti, che comportava la trasvalutazione simbolica del lavoro muratorio. La svolta del 1717 recepiva esplicitamente questo cambiamento, dando origine alla massoneria «speculativa» e motivando la stesura dei documenti normativi fondamentali. Nel 1721 la Gran Loggia incaricò il reverendo anglicano James Anderson di rivedere e adeguare le antiche Costituzioni gotiche. Due anni dopo i nuovi documenti vennero pubblicati includendo il testo degli Antichi Doveri. Con Anderson aveva collaborato un altro ecclesiastico protestante di origine ugonotta, il reverendo Jean Théophile Désaguliers. Le strutture della loggia massonica allora definite dalle regole organizzative fondamentali si dimostrarono quanto mai adatte a far nascere e crescere formazioni associative efficienti e moltiplicabili a volontà. Nell’epoca della «crisi della coscienza europea», in cui ferveva in tutti i campi religioso, filosofico, politico, scientifico un desiderio incontenibile di trasformazione, le logge si prestavano mirabilmente a ospitare dibattiti e progettazioni al riparo da interferenze autoritarie. La massoneria si diffuse pertanto rapidamente in tutta Europa, assumendo importanza ovunque, soprattutto in Francia, in Germania e nei Paesi Bassi. In Italia la prima loggia fu fondata a Firenze nel 1732 per opera di residenti inglesi, ai quali si aggregarono via via membri italiani. Anche nella penisola la fioritura massonica fu capillare e nello stesso tempo recondita, al punto che la ricerca giunge a scoprire ancora oggi nelle varie regioni corrispondenti agli antichi Stati logge finora ignote. Il centro più importante di sviluppo massonico sembra sia stato Napoli; ma anche nello Stato sabaudo la massoneria assunse progressivamente grande rilievo. A Torino rivestì una certa importanza la fondazione, nel 1765, della loggia «Sant Jean de la Mystérieuse», centro di raccolta di una collettività massonica che contava fra i suoi membri buona parte di quegli studiosi che sarebbero successivamente diventati i principali animatori dell’Accademia delle Scienze. Protetta dal sovrano, re Vittorio Amedeo III, quest’ultima finì per assumere la funzione di centro propulsore della modernizzazione dello Stato. In ciascuna delle grandi città italiane dell’epoca operò del resto una presenza massonica, con importanti riflessi sulla cultura e sulla società. Non tardarono tuttavia a sorgere aspri contrasti tra le gerarchie ecclesiastiche e la massoneria: con la promulgazione avvenuta il 28 aprile 1738 da parte di papa Clemente XII della bolla pontificia In eminenti, l’Istituzione venne scomunicata per ragioni né allora né in seguito mai chiarite con certezza. Come il resto d’Europa, anche l’Italia del Settecento conobbe, oltre che il moltiplicarsi delle logge, una complessa diversificazione delle grandi organizzazioni massoniche: dalla Germania si diffuse una massoneria di tipo templare e nobiliare; in Francia si ebbero gruppi massonici di tipo esoterico e mistico; ancora in Germania sorsero ordini portatori di valori politici rivoluzionari, come quello degli Illuminati di Baviera. Le convulse vicende della fine del XVIII secolo e degli inizi di quello successivo, e cioè l’ondata di mutamenti politici innescati dalla Rivoluzione francese e dall’età napoleonica, misero dapprima in difficoltà la massoneria, le cui logge in alcuni casi si trasformarono in club giacobini, e ne fecero poi, per diretta volontà di Bonaparte, un’organizzazione ufficiale destinata a esercitare un’azione di controllo sulle sfere dirigenti dell’Impero francese. Da questa sorte furono naturalmente escluse le massonerie degli Stati nemici della Francia napoleonica, in primo luogo l’Inghilterra, la quale peraltro aveva nel frattempo perso il controllo delle proprie colonie poste sul territorio americano, dove la massoneria aveva svolto un ruolo propulsivo nella lotta per l’indipendenza. Nel corso dell’età napoleonica Milano, capitale della formazione statale che assunse il nome di Regno d’Italia, ebbe un Grande Oriente d’Italia.

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